Black Rain Again

DISCOGRAPHY

Clockwork

Black Rain Again - Clockwork

CLOCKWORK
(2015)
Full-length: 37:33


Written and produced by Black Rain Again

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  • 01 No Cheat For Us 03:58
  • 02 Hypnodisco 04:44
  • 03 This Love 03:04
  • 04 1984 04:32
  • 05 Feel The Rain 00:32
  • 06 Black Rain Again 03:49
  • 07 Not Even Once 05:16
  • 08 Disappeared 04:09
  • 09 Into The Nightmare 00:39
  • 10 Inferno 04:02
  • 11 Orion 02:34

Clockwork Reviews

POWERPLAY ROCK AND METAL MAGAZINE Number 182 November/Dicember 2015

POWERPLAY ROCK AND METAL MAGAZINE

Un quintetto italiano, i Black Rain Again sono una straripante rock band le cui sonorità si collocano tra i System Of A Down e il punk rock schizofrenico da cappellaio matto dei Billy Talent. La voce del cantante Illo Mozzato ricorda quelle di Serj Tankian e di Ben Kowalewicz, e la sua carismatica presenza scenica incarna dal vivo lo spirito del rock delirante nutrito di influenze punk.
Tracce come This Love e 1984 sono veloci, cupe e con cori orecchiabili, mentre Disappeared presenta un ritornello più calmo. Voci più leggere e pulite accompagnano i delicati riff di chitarra blues delle strofe e il ritornello alto e potente mostra un altro aspetto dei Black Rain Again. La traccia di chiusura Orion è un perfetto punk rock, veloce, forte e contagioso. I Black Rain Again sono un gruppo piacevole, capace di divertire con la loro vivace musica rock. Senza prendersi troppo sul serio e con l’intento di divertire, Clockwork è un buon debutto progettato per farvi impazzire sotto al palco.

Matt Karpe

Fonte: Powerplay Rock and Metal Magazine

powerplay

UNPURE 19th November 2015

UNPURE

Le lancette di Clockwork, debut album dei lombardi Black Rain Again, sembrano girare al contrario, riportandoci a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, quando il rock si irrobustiva sempre più, fregiandosi di suoni metallici e il punk smontava le cortine per incrociare nuove tendenze. Scattava quell’ora X che dava vita a un’esplosione di suoni, un Big Bang musicale che continuiamo ancora a udire con soddisfazione.
Tempi in cui forse era più facile avere un pubblico, piccolo o grande che fosse, perchè un’audience più attenta -e per questo più coinvolta- era affiancata da un modo più genuino di intendere la musica; anni in cui i dischi sfornati era molti di meno ma la media qualitativa era abbastanza alta. Nessuno me ne voglia ma oggi con la diffusione della tendenza al digitale, nonostante il sottoscritto consideri la rete e tutto il contorno un bene per conoscere e farsi conoscere (non saremmo qui altrimenti), c’è obiettivamente molta più confusione. Capita così che ci sia un consumo ossessivo e superficiale da una parte e una tendenza a produrre puntando sulle ovvietà dall’altra, con questo non voglio generalizzare, chiaro. E capita che una formazione valida come i Black Rain Again si trovi a doversi autoprodurre con tutti gli sbattimenti del caso. Il monicker della band è per questo molto pertinente al loro caso: una pioggia nera che continua a creare nuovi ostacoli nel nostro quotidiano, come si evince dalla loro bio. Ma, come si suol dire, chi la dura la vince e i nostri riescono a spuntarla realizzando il loro primo, sudatissimo album. Persistere!
Clockwork è infatti un album ben architettato ottimizzando le risorse a disposizione, come dimostra la cura con cui la band ha realizzato le grafiche, il booklet e il resto pervenutoci.
L’album scorre con fluidità e le influenze di cui abbiamo parlato sopra si mescolano senza straniarsi mentre il combo varesino riesce a esprimere la sua personalità in ogni brano evitando futili citazioni.
Ad animare Clockwork un’intesa ritmica variegata nella tracklist che si rende elemento portante in pezzi come No Cheat For Us e This Love. Al chiaro rimando kubrickiano i Black Rain Again aggiungono 1984, manco a dirlo riferito all’opera di Orwell, e l’incipit della Comedia di Dante in Into The Nightmare, interludio che ci accompagna a Inferno, brano costruito su un metal acerbo e un sound schietto. Questo per sottolineare come la coerenza del progetto si ripercuota nella composizione dei testi, ricercati ma non per ciò eccessivamente macchinosi e soprattutto mai scontati.
Un lavoro in crescendo che ci conduce a Disappeared e “superati i gironi infernali” ad Orion, le massime espressioni del potenziale della band, rockettara e fiera -e dall’indole metal- la prima, maggiormente punk-oriented la seconda. In questi casi sono le chitarre a rendersi più protagoniste e la voce riesce ad eccellere trovando appunto un trampolino molto efficace.
Una registrazione, seppur da potersi considerare in linea con i rimandi ad altri tempi, non perfetta fa perdere un po’ quota a un disco che in poco meno di 40 minuti fa già venir voglia di riascoltarlo.
Si consiglia vivamente di fare un salto qui.

Il meccanismo è innescato, aspettiamo fiduciosi il grande botto che siamo sicuri non tarderà ad arrivare.

SHELVE 5th November 2015

SHELVE

Con il loro primo album Clockwork, i Black Rain Again hanno voluto incidere su un disco non solo delle canzoni, ma anche la passione e la grinta che sprigionano nei loro show live. Viaggiando a ritroso dall’ultima traccia si percorre la storia e l’evoluzione di questa band che sembra, alla fine (o all’inizio), aver trovato la sua definitiva impronta heavy-rock. Non è heavy metal, non è rock classico, è un genere da scoprire, con ritmiche potenti e costante ricerca della melodia. Un buon album d’esordio incorniciato degnamente dal supporto grafico.

Fonte: SHELVE

ITALIA DI METALLO 17th october 2015

ITALIA DI METALLO

I Black Rain Again arrivano dalla provincia lombarda, da Saronno per la precisione e pubblicano il loro primo album anche grazie al supporto di un riuscito progetto di crowdfunding tramite il sito Musicraiser.
Il quintetto propone sonorità sospese a metà tra il più classico e canonico hard rock che trae ispirazione dal sound degli anni Ottanta e Novanta e l’alternative, molto più recente. In particolare il cantato richiama a tratti i Rage Against The Machine di ‘Killing in the Name‘. Il progetto è interessante e i brani risultano freschi e piuttosto vari. Il disco scorre bene tra cambi di sonorità e inaspettate variazioni sul tema.
A dare il via è il granitico riff di ‘No cheat for us‘ che vira da atmosfere vicine alla NWOBHM a passaggi decisamente più vicini a band più attuali con un mid tempo centrale che fa da raccordo. Segue l’incalzante ‘Hypnodisco‘, introdotta da un riff maideniano e da una strofa dai toni vicini agli Accept di Udo, che poi sfocia in un ritornello ritmato ed incalzante che ricorda le sonorità ipnotiche richiamate nel titolo.
Si continua con ‘This Love’ aperta da un arpeggione da ballad e da atmosfere lente e delicate… il tutto per trenta secondi, poi si parte sul terreno del metal cadenzato e scandito dal rullante della batteria che incede quasi a tempo di marcia. Da non perdere il bel finale in crescendo. Stesso sound nelle successive ‘Not Even Once‘ e ‘Disappeared‘, che cattura con la sua atmosfera lenta e coinvolgente.
Interessante il binomio ‘Into the Nightmare‘ / ‘Inferno‘, nel quale la prima fa da introduzione, con la lettura dei versi iniziali della Divina Commedia, mentre la seconda è una riuscita descrizione sonora delle pene dei dannati nei gironi danteschi. In questo brano i Black Rain Again lasciano per un attimo il loro personale crossover fra generi e offrono una bella prova di heavy metal tra chitarre cadenzate, accelerazioni e batteria martellante.
Chiude il disco la veloce ‘Orion‘, pennellata di linee punk, tagliente ma con una linea vocale orecchiabile e un “oh-oh” nel coro che non potrà che far cantare il pubblico nelle esibizioni dal vivo.
Bell’esordio davvero, c’è spazio per crescere sul piano esecutivo e nel rendere più organica la composizione dei brani, ma la prova del disco di esordio è superata brillantemente.

Alberto Trump

Fonte: Italia di Metallo